mercoledì 2 gennaio 2013

il sole rosso


la nota che segue è stata pubblicata sul settimanale "Trapani Nuova" nei primi anni '70, nel periodo in cui era di gran moda  il "libretto rosso" del pensiero di Mao Tse-tung, il dittatore della "Rivoluzione Culturale" cinese

Di recente, il settimanale TV7 ha mandato in onda una pregevole inchiesta sulle agitazioni in corso nelle Università di parecchi Paesi,fra cui l'Italia
Ho frequentato l'Università in tempi ormai lontani( 1946-1950) e il ricor­do che me n'è rimasto e quello di un giovane di provincia che, due-tre volte l'anno, affrontava un viaggio di cinque e più ore che, in freddi e sudici vagoni di terza classe (all’inizio sostituiti da carri bestiame),lo por­tava da Trapani alla "metropoli palermitana".
Un affrettato soggiorno di pochi giorni, il tempo cioè strettamente necessario per sostenere due-tre esami e rientrare di corsa, prima che si esaurissero i pochi sudatissimi, e quindi preziosi, biglietti da mille che il suo povero papà, umile dipen­dente statale, gli aveva messo in mano con un indimenticabile sguardo che esprimeva insieme il sacrificio che gli costavano ed il rammarico di non potergliene dare di più.
In quei pochi giorni non potevo cogliere che gli aspetti esteriori della vita universitaria, quelli che ritenevo quasi incivili: lo spillare alla povera matricola il "cannolo" ed il bicchierino se di sesso maschile, o qualche "passaggio", più o meno audace, preso su giovinette che spesso lo accettavano quasi compiaciute per il tangibile riconoscimento della definitiva acquisizione della condizione completa di donna, raggiunta con l'ingresso nel tempio universitario.
Quindi, sulla scorta delle mie esperienze personali, l'identikit dello studente universitario si compendiava, finora, soltanto in alcuni tratti essenziali che avrei indicato in: scarsa preparazione con una inversamente proporzionale diabolica abilità nel 'trattare" coi professori per strappare l'agognato l8, alto spirito goliardicamente godereccio, completo disinte­resse nei confronti di problemi universitari che non fossero quelli connessi alla laboriosa, diplomatica e dispendiosa attività tendente ad ottenere dai vari Pica ed Esposito (i poco disinteressati numi tutelari, i bidelli -per chi non li abbia conosciuti-, della facoltà di giurisprudenza) il numero di firme attestanti la frequenza, fasulla,di un certo numero di lezioni, condizione essenziale per poter sostenere i relativi esami.
Mi son quindi sentito sprofondare, umiliato e vergognoso, nel vedere e sen­tire, in quel dibattito televisivo cui in apertura accennavo, affrontare problemi così complessi da giovani preparati, dal linguaggio così forbito e'"tecnicamente" ineccepibile da far impallidire d'invidia oratori del rango degli onorevoli Paietta,  Malagodi e Covelli.
Mi chiedevo:ma noi, ai nostri tempi (neppur tanto lontani), paghi del nostro 18 strappato a quel mostro sacro che  era il chiarissimo professore che ci aveva esaminato, dovevamo essere proprio dei perfetti deficienti per non accorgerci nep­pure dell'esistenza dei problemi del mondo universitario (che anche allora e forse più di ora per certi aspetti, dovevano essere ben presenti), dove­vamo essere proprio dei pavidi per non intuire che con i professori si poteva ben instaurare un "dialogo" diverso da quel mercanteggiare il fantomatico 18!?
Deve essere proprio così, mi dicevo, e me n'ero quasi convinto.
Era quasi commovente ascoltare giovani così decisi, preparati, propugnare con tanto calore il rinnovamento dell'Università, che si deve concretare nella realizzazione di uno strumento moderno, adeguato alle crescenti necessità di una società industriale fra le prime del mondo, un organismo sottratto alle esigenze clientelari ed alle mene più o meno disoneste di determinati gruppi di potere e di pressione.
Sono concetti che tutti condividiamo e che solo il vergognoso immobilismo e le astute ed interessate strategie di ben individuati settori della classe politica italiana hanno impedito di attuare:è giusto quindi che, per primi, di tali problemi si occupino i più diretti interessati e fra questi,ovviamente, soprattutto e solo quelli che hanno le carte in regola, per serietà di propositi e perchè pagano di persona con impegno e sacrifici spesso misconosciuti.
...«Ma quando quello a dir poi venne (e, sia ben chiaro, "quello" costi­tuisce, pare od è comunque da sperare, una minoranza) che l'attuale tipo di società vuole giovani più e meglio preparati per sfruttarli poi ai propri mostruosi fini capitalistici, che bisogna quindi scardinare dalle fondamenta una tale società e che il mondo universitario deve costituire il cervello, la centrale operativa di tale nobile crociata rivoluzionaria che deve culminare nella conquista del paradiso di Mao, "il sole rosso nel cuore dei rivoluzionari di tutto il mondo", ecco che viene fuori lo studentello di ventanni fa.
Sì, quello che divideva un mozzicone di siga­retta con quattro amici, quello che ha potuto conquistare una bicicletta solo a ventitré anni(dottore già da tre), quello che venera la memoria di suo padre anche per quei quattro biglietti da mille che costituivano il dono di sè stesso al figlio che cercava la sua strada nella vita, quello che sognava -e purtroppo deve ancora soltanto sognare- un mondo in cui il solo astro da adorare sia la libertà umana, l'umile studentello di ventanni fa non ce la fa più a sopportare tanta sfacciataggine, tira in disparte il distinto collega di oggi, dal cuore arrostito al calore de! sole rosso, e osa dargli un consiglio:"Senti, amico, sbarazzati della Jaguar rossa che hai lasciato ai cancelli dell'Università e realizza il tuo sogno: vai ad arruolarti con i contadini di Mao!
Che se poi, ad un contatto così diretto, il tuo povero cuore dovesse addirittura incenerirsi, non ti preoccupare, sei ancora fortunato: potrai sempre trovare un certo Prof. Barnard pronto a trapiantartene uno nuovo, magari quello di una guardia rossa.

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