Questa mia nota è stata pubblicata sul n. 10 del settimanale "Trapani Nuova" in data 9 marzo 1961.
Il tema e l'enfasi del "linguaggio" sono da riferire al tempo -non lontano dalla "scottatura subita per la guerra fascista- ed allo sdegno suscitatto dai tentativi (oggi peraltro non sopiti) di "rivisitazione" revanscistica che di lì a pochi anni doveva portare al "Boia chi molla!" di Reggio Calabria.
Un noto settimanale ha recentemente pubblicato le memorie di Eichmann. Per chi non lo sapesse, si tratta di un sottoprodotto della razza umana, dal nulla assurto alla condizione di arbitro della sorte dì milioni di persone, cosa normale in quegli anni facili.
Con un cinismo ed un’incoscienza
che danno un profondo senso di nausea, egli tenta, col tono di chi è. consapevole
di essere in perfetta buonafede, di dare una giustificazione politica e morale
all'azione di «eliminazione» di milioni di esseri umani che avevano il torto
di essere nati ebrei.
Non è proprio il caso di dilungarsi per condannare o qualificare
tale azione di «bonifica» che. del resto, sarà presto sottoposta al giudizio inesorabile
delle vittime d’un tempo.
A chi fare la predica?
Alla stragrande maggioranza che
(conformemente, del resto, ai principi umani e cristiani sui quali è fondata
la nostra società} non ha certo bisogno di incitamenti o di particolari
dimostrazioni per condannare tutto ciò che sta al di fuori o contro tali
princìpi?
Od ai tanti «bell'Antonio» della
vita politica italiana, cultori della superiorità della razza e di altre
balte del genere (a!!e quali hanno addirittura tentato di dure una vernice di contenuto
filosofico!), gente abituata a manipolare cadaveri, miserabili pazzi per i quali
il miraggio delle aquile romane piantate ai confini de! monda valeva bene il sacrificio
di centinaia e centinaia di migliaia di italiani mandati allo sbaraglio nelle
gelate steppe russe o negli infocati deserti africani'?
Vorremmo solo trarre spunto
per un fraterno ammonimento ai nostri fratelli più
giovani che, in perfetta buonafede, si lasciano abbindolare da questi luridi
necrofori (e chiediamo scusa ai. becchini di professione, essi non c'entrano)
ì quali, con la pernacchiosa sonorità che li distìngue e che richiama alla
mente certi stonati tromboni da banda paesana, si proclamano i soli depositari
degli ideali di patria, tuonano contro i
«traditori», si sciacquano continuamente la bocca con parole che, da tale
pulpito, suonano bestemmia: Italia, italianìtà,
dignità nazionale, anticomunismo
Hanno dimenticato, anzi fingono
di dimenticare, di essersi imboscali il 25 luglio 1943, lasciando al suo
destino il “duce” (loro padreterno in terra), di aver posto la Nazione al servizio
di Hitler e dei suoi sicari, di aver provocato morte, fame, miseria morale e
materiale, prostituzione, distruzioni, lagrime e rovine
Guardatevi le mani, assassini!
sono ancora rosse del sangue dei nostri padri e dei nostri fratelli che
avete mandato a farsi scannare per
appagare il vostro criminale istinto di grandezza, sono ancora calde del
sangue delle nostre madri, delle nostre sorelle, delle nostre . spose, dei
nostri figli morti sotto i bombardamenti
State in guardia, non fiatate!
cercate di far dimenticare col silenzio i vostri delitti! altrimenti i morti
si leveranno ancora dalle loro tombe per mostrare i segni delle delle pugnalale
che avete loro inferto alle spalle; i
vivi potranno ancora ricordare. e sarebbe la vostra fine.
Lanciate stare, quindi, i giovani,
non sfruttatene la purezza di ideali per le vostre lordure
La Patria si serve in umiltà,
onorandola in tutte le nostre azioni, rispettando la liberta delle razze “inferiori”.
La grandezza di una nazione si misura in termini dì liberta, di consapevolezza,
di dignitosa modestia, di realizzazioni nel campo scientifico, artistico e di
pensiero, e non a milioni di baionette, per giunta inesistenti!
Ai nostri giovani fratelli, a
quelli a cui la Nazione ha il diritto
di guardare come agli eredi degli universitari
di Curtatone e Montanara, possiamo loro ricordare, senza salire in cattedra, che anche noi, alla loro
stessa età, ci siamo venduti per qualche giorno di vacanza e per una divisa che
ci faceva sentire “uomini” prima del tempo. Ci siamo prostituiti al
servizio di quegli stessi lenoni di oggi, i quali andavano cameratescamente a braccetto con individui come
Eichmann, Il quale, dopo sedici anni, ha ancora tanto fiele in corpo da
poter affermare; “In verità io dico che, se avessimo ucciso i 10 milioni di
ebrei elencati statisticamente nel
1933 dagli esperti di Himmler, io
affermerei: bene, abbiamo distrutto un nemico».
C’è voluta la tragica esperienza
di una guerra perchè a tanto bieco cinismo possiamo oggi opporre una massima di
Mazzini nella quale sta racchiuso il vero ideale di Patria: “Amo la mia Patria
perché amo tutte le Patrie.”
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