martedì 11 dicembre 2012

mosaico siciliano





da Cicerone e Diodoro Siculo a Sciascia e alle cronache di questi giorni, il viaggio di tanti scrittori per strade e sentieri di Sicilia

...e si diedero (i Siciliani) a giocare al tocco e a fare 
scampagnate, assicurati di feste farine forche, e soddisfatti 
che agli affari dell' Isola provvedessero quei degni 
Presidenti del Regno e Principi Vicarii, che si vedon 
nei quadri con certi visi duri a spicco sui roboni neri, 
e le affilate mani posate su un grosso tomo, mani 
che in realtà s'allungavano sui beni privati e demaniali. 
(Rodolfo de Mattei -1899/1981 : "Isola segreta")

"Per scoprire, alla fine del libro, che la tua è la centunesima" 
Questa la dedi­ca, stimolante impegnativa e affettuosa­mente "provocatoria", apposta da mano familiare sull'affascinante silloge, "Cento Sicilie - Testimonianze per un ritratto", La Nuova Italia Editrice .trova­ta sotto l'albero di Natale 1993: una rac­colta di scritti di tutte le epoche e di autori di varia provenienza, diligente­mente e acutamente "raccordati" da Gesualdo Bufalino e Nunzio Zago sul filo conduttore degli aspetti più signifi­cativi, in positivo e in negativo, delle cose, degli uomini e delle vicende di Sicilia : "Essere siciliani - Il mito e la storia - Natura e cultura - Le scene della vita e della morte - Sicilia amara!'
Testimonianze a cui, per qualche mese, ho dedicato il solito quarto d'ora della lettura serale, quello che precede il sonno, quasi per assaporarle "a caldo", assimilarle, ed "innestarle" in sogni meno angosciosi dei ricorrenti esami notturni di maturità o del periodo uni­versitario (colpa dell'eccessiva concen­trazione e delle troppe sigarette che accompagnano le partitelle serali con gli amici?) .

Cento Sicilie: tante; ma quale quella "vera" ? esiste un ritratto, una "carta d'i­dentità" con i veri connotati della Sicilia? E' forse quella, amaramente "irredimibi­le" , del Gattopardo, simbolo di torna­conto e scaltra ambiguità ? O quella degli "inviati speciali", i viag­giatori curiosi del Settecento e dell'Ottocento, che a dorso di mulo ne hanno percorso gli aspri sentieri per verificare sul campo le memorie "solari" della classicità, vagheggiate e coltivate nelle austere biblioteche delle brumose regioni del Nord Europa ?
C'è la Sicilia quale appare ai turisti di oggi , che fonti ufficia­li ci dicono sempre più numerosi {...bella, bellissima, peccato che...!).
Oppure quella folkloristica , vecchia manie­ra , che rischia di apparire oleografica se vista soltanto attra­verso i pezzi "di colore" di frettolosi cro­nisti al servizio dei rotocalchi a diffusio­ne popolare.
O, ancora, quella della lingua, delle tra­dizioni e degli usi antichi, che il tambu­reggiare della grancassa consumistica televisiva ha cominciato già a travolgere e cancellare nella memoria di figli e nipoti .
C'è la Sicilia "amara", quella che i nostri padri hanno vissuto e che noi abbiamo avuto il tempo di vedere o intravedere, quella degli emigranti, dei contadini,dei pescatori, dei solfatari, dei salinari, quella che tuttavia riusciva a "nobilitare" e sublimare la sofferenza, la dura fati­ca, la miseria, nella fierezza della pro­pria identità.
Puoi tralasciare la Sicilia del Sole, la sua storia millenaria , la sua ghiotta gastronomia, i suoi maestosi paesaggi, il respiro profondo del suo mare, i suoi tesori archeologici e monumentali, i suoi ammalianti tramonti? 
Su  quella "ufficiale", troppo spesso piagnona, tronfia e pre­tenziosa , arrogante e bizantina, spocchiosa e vuota, sprezzante e acci­diosa, megalomane boriosa e inefficiente ad un tempo, carità di patria imporrebbe di sor­volare, se non fosse per il fatto che continuando a girarci attorno siamo già abbondantemente fuori rotta! 
Può mai essere quella , "rosea", illusoria certa­mente, dei ricordi del­l'infanzia e della giovi­nezza di noi "emigrati", la "mia" centunesima Sicilia appunto, seppure esista (quanta confusione in me, caro il mio figliolo!), ripercorsa con Zago e Bufalino e appena intravista nel dormiveglia delle serate quiete, quelle non soffocate dall'annebbiamento delle troppe sigarette che accompagnano le partitelle con gli amici? 
Possiamo infine ignorare l'altra Sicilia, quella avvilita mortificata martoriata e prostrata, oggetto e soggetto di dileg­gio, di sentenze, di teoremi e di scomu­niche, impietosamente vivisezionata sul tavolo della cronaca, quella che provo­ca la nostra rabbia impotente ? 
Cento Sicilie..., che si scompongono e ricompongono in cento e cento mosai­ci, tutti diversi, sovrapposti, dai contorni sfumati, a cui ciascun siciliano può por­tare le sue piccole tessere di sogni, di speranze, di delusioni, di "memorie", di orgoglio e di amarezza, le schegge di una Sicilia gelosamente "vissuta den­tro", che non vuole intrusioni.

*  *  *
Queste divagazioni che non pretendono di essere ne originali ne irrefutabili, oltre a mantenere fede al nostro impe­gno "programmatico" (che non vuole caratterizzarsi esclusivamente in chiave d' intrattenimento e di evasione sui temi della sicilianità, pur meritevoli di considerazione, mostrando e dimo­strando ...come è bella la Sicilia e come sono stati e sono intelligenti ed operosi in tutti i campi i siciliani) , vogliono introdurre la presentazione dell'ultima fatica di Rosario Poma , Le mani su Palermo - Tullio Pironti Editore. 
(I soliti struzzi eccepiranno col puzzo sotto il naso ...uhm, ancora mafia, non se ne può più! e, naturalmente, trove­ranno ampio coro di consensi fra i soliti benpensanti, che a ben guardare sono proprio quelli che preferiscono non pensare se non per schemi ed assiomi, li conosciamo bene, quegli stessi che avevano sentenziato che le bombe fra gli scogli dell'Addaura le aveva colloca­te...ma chi? se non Falcone in persona, un fatto promozionale, non c'era dub­bio!)
Con Rosario-Sasà Poma , il concittadino giornalista con l'hobby della...mafia (nel senso che, è bene precisare, dedica tutto il suo tempo libero alla ricerca, alla memorizzazione ed all'elaborazione del materiale, cronache, interviste, inchie­ste, e quant'altro gli capiti per mano, che gli servirà poi per dar corpo alle sue numerose pubblicazioni sulla mafia ), l'ultima occasione d'incontro pubblico era stata - nei primi mesi del 1992 -quella della presentazione a Firenze del pamphlet "Lima e Orlando nemici eccellenti' , ...il drago e il paladino. Appena poche settimane dopo, il 12 marzo, in Viale delle Palme a Mondello, Salvo Lima cadeva sotto i colpi della mafia .vittima dell'interminabile partita a tutto campo, intrapresa da giocatori dal cuore di ghiaccio e dal volto coperto dalla maschera del potere del denaro e della morte, un gioco perverso, senza esclusione di colpi, avente per posta la martoriata isola di Sicilia. 
Per il nostro autore, al di là dei senti­menti di umana pietà che suscita la morte di un uomo, è lo spunto per con­tinuare e ampliare la sua cronaca-analisi delle cose di Sicilia, di cui -da "emigra­to"- non ha mai cessato di occuparsi, condotta con la metodicità e la scrupo­losità del giornalista che "viene dalla gavetta". 
Una cronaca, quest'ultima, che, dopo aver ricostruito l'impietosa "esecuzione"  di un uomo che era stato  definito il viceré (con 1'appendice del­l'uccisione di Ignazio Salvo del 17 set­tembre dello stesso anno), riporta le opposte valutazioni e le cocenti polemi­che che ne seguirono, intrecciate con le vicende e l'esito in Sicilia delle elezioni politiche tenute il successivo 5 aprile, prima tappa del clamoroso rimescola­mento di carte, che avrebbe avuto il suo coronamento nella "rivoluzione" -peraltro tutta da verificare e conferma­re- del 27 e 28 marzo 1994. 
Annata drammatica questo 1992, che doveva registrare il barbaro eccidio dei due magistrati di punta dello schiera­mento antimafioso, Falcone e Borsellino, solitari isolati crociati di una missione di civiltà e di riscatto il cui valore etico sembrava sfuggire ai più, e la cui scomparsa sembrava segnare un primo pallido risveglio della coscienza collettiva dei siciliani . (Quanta ignobile e interessata malevo­lenza, quanto fango, quanto livore nei confronti di chi fa il proprio dovere, da parte di tanti che si battono il petto per la Patria e la Giustizia!). 
Mesi di sangue e di sgomento, che dovevano però dare avvio alla succes­siva fase, quella che l'autore definisce "l'ora della verità", scandita dalle rivela­zioni dei "pentiti" che, piaccia o non piaccia e con tutte le riserve e le caute­le sotto il profilo etico-giuridico e giudi­ziario, hanno dato un apporto decisivo alla cattura del fior fiore della cupola mafiosa ed hanno aperto un varco nel­l'intrico dei personaggi e dei misteri che avviluppano la vita siciliana degli ultimi decenni, di cui -ed è cronaca di oggi- si cominciano appena ad intravedere gli agghiaccianti retroscena . 
E sulla catena di arresti di questi ultimi mesi dei più noti personaggi siciliani, di vario calibro ed estrazione, sodali nel ferreo comitato d'affari che ha impu­dentemente ed impunemente taglieg­giato e spadroneggiato in lungo e in largo per le città e le contrade di Sicilia, si chiude quest'altro capitolo delle cro­nache mafiose di Rosario Poma. Dalle mani su Palermo del titolo, il pugno chiuso della copertina del libro che pesantemente si cala sul Palazzo dei Normanni può vagheggiare la rivin­cita del diritto sul delitto. 
Un pegno di speranza per la centunesi­ma Sicilia?!
(1995)






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