le "genovesi" |
i cannoli: occorrono ...presentazioni? |
Queste, più o meno, le
voci che mi vengono in mente dai menu delle "serate siciliane", ormai
componente fondamentale delle vacanze, in compagnia di cari amici (amici
recenti, ma "buoni"), accompagnata dal pressante e indeclinabile
invito ad assaggiare questo e quell'altro: Manciari sinu a essiri
abbuturrati, 'unci (satolli, direste... voi
del Nord).
Profumo di gelsomino,
cielo stellato di Sicilia, il residuo tepore di calde giornate d'estate
temperato dalla brezza della sera che sale dal mare; e, fra un boccone e
l'altro, racconti e storielle e personaggi del passato, intessuti col filo della
nostalgia, una nostalgia "allegra", però, passaporto per un appagante
viaggio a ritroso nel tempo per vivere il sogno, la consapevole illusione di un
"ritorno" che dura lo spazio, appunto, di una serata.
Si passa dal tradimento
del generale Landi del 1860 alla battaglia di oggi del generale Jucci il quale
(pensate un po', senza alcun compenso!) si ostina nel donchisciottesco
tentativo di mettere ordine nell'erogazione dell'acqua in Sicilia.
La politica
(argomento di divisione) viene soltanto sfiorata; si preferisce far sfilare i
personaggi d'un tempo, le figure popolari, le usanze contadine, la credulità
dei sempliciotti, s'inseguono e si accavallano ricordi di scuola, si rievocano
film strappacore degli anni '50..., si fa dotta filologia sicula,... ognuno
porta il suo contributo di fatti e di espressioni; il dialetto, ovviamente, è
lo strumento su cui accordare le note di tanti motivetti che dal cuore e dalla
mente affiorano alle labbra, ciascuno dei quali dà lo spunto all'amico che ti
sta accanto per inserire il suo brano.
Bernardo, inesauribile
scrigno di nitidi ricordi e gustose battute, è l'animatore della compagnia, e a
lui dobbiamo la maggior parte dei quadretti e dei detti che seguono,
debitamente registrati in diretta.
Ci sono
gli aneddoti, più
o meno veri, presentati magistralmente come tali.
Per esempio, ci
racconta, negli anni Trenta, Umberto di Savoia, principe ereditario, venuto in
Sicilia ad ispezionare le truppe impegnate nelle "Grandi Manovre", in
un paese siciliano riceve il caloroso omaggio del sindaco (allora
"podestà'): -Grazie, Altezza Reale, per
averci onorato della Sua presenza e... m'avi a
salutari ossa assai 'u papa ' e 'a mama'-.
Sarà vero? che importa,
l'importante è ridere! imponendosi di evitare di guardare verso un cielo
improvvisamente fattosi corrusco di nubi gravide di terrore e di sangue.
Il periodo fascista e la
seconda guerra mondiale hanno una parte di primo piano nelle narrazioni: sono
l'atout da giocare per condannare il lassismo di oggi messo a confronto con la
spartana concezione e la francescana condizione di vita di allora.
...Al
Nord si usava tenere un 'aringa appesa, si alzavano col pezzo di polenta, lo strofinavano
sull'aringa per coglierne l'odore e
questo era il companatico...ora ci sunnu omogeneizzati, chiddu l'autru... e'
tempi mei, quannnnu unu facia 'nguangua, pi attupparicci 'a ucca ci si rava un
cavatuni, poi putìa puru capitari dijiri di corsa all'ospedale appena in tempo
per salvarlo da morte per asfissia, autri tempi, a cavatuna e corpu d'angati
quannu un vulia manciari,,,, ora., 'ufigghiu meu e chi avi e chiamamu 'u
dutturi, 'un ce 'è cchiù riliggioni.
... Fineru i tempi di Vincenzu
quann'era giovani -aggiunge
l'amico medico della compagnia (altro personaggio depositario di un ricco
bagaglio di conoscenze professionali, contadine e umane) ... e chi appi, nenti un passaggiu 'i
sangui era 'u corpu r'àcitu, un infartu, un corpu r'acìtu picchi' cci vinia 'u
ruluri ccà 'na 'ucca stommacu
E Bernardo, pronto,
introduce la sua: Ti ricordi 'u dutturi (segue nome e cognome)
... quannu
'ncuntrau a Bernardu du zu ' Vitu, chi era bbonu: -fammi a viriri a lingua,
uhmm... 'un mi piaci-... potti essiri 'un casu, ma quannu arrivau 'ncasa a Birnardu
cci vinni a frevi!
cuscusu |
Uno dei bersagli più
"martogliani" dell'epoca è (siamo nell'era fascista) la moglie del
podestà, donna del popolo assurta a dignità di prima signora della città, la
quale durante un ricevimento ufficiale, coinvolta in convenevoli con la moglie del prefetto,
se ne esce con un "signora, passi lei, eh 'è una donna pubblica”.
La stessa signora, nella
stessa occasione, invitata a ballare da un giovane ufficiale di Marina è
costretta a rifiutare: -Mi scusassi,
'unn 'è pi ' cosa, ma aiu i cosci scuarati-
E, sempre lei... Alla
firma di un atto, il notaio, rilevata un'imperfezione formale, si affretta a
tranquillizzarla: "Non si preoccupi, ci mettiamo una postilla". -Gran
vastasu, -sbotta lei-comu si permetti, 'a postilla ci
l'avi a mettiri a so ' soru... !
Il passo al periodo
bellico è breve.
Durante la guerra, - è
sempre Bernardo a raccontare- una nonna si offre generosamente di sostituire la
nipote per salvarla dalle pesanti e incalzanti attenzioni di un soldato tedesco
piuttosto alticcio. Al netto rifiuto della nipote, la vecchina prorompe : - Tu statti zitta, ca 'verrà è verrà ....!-
Sempre durante la
guerra, e sempre nel racconto di Bernardo: dalla chiesa dei salesiani, a
Trapani ovviamente, usciva la signorina S..., una bruttezza da non potersi
guardare. Sopraggiunge un camion di tedeschi, uno dei quali scende, ghermisce
la malcapitata signorina e la scaraventa sul cassone, con intenzioni di natura
evidente fin troppo. Alla verifica della... merce, però, la nostra signorina
viene buttata fuori con altrettanta celerità. Pare che in famiglia le altre donne
non fossero da meno in fatto di disavvenenza: .. "tutti tuccati di fati” commenta
Bernardo.
frittura di calamari e gamberi |
-
Coraggio,
ormai l'operazione è fatta, il peggio è passato, fra qualche giorno cominci a
camminare, e te ne torni a casa...
-
Sìììì... il peggio è passatu, quannu mai! -interviene
un'altra amica, venuta per la visita "di dovere"- 'na me ' parenti quannu sciu du ‘spitali cariu arre' e si ruppi n 'autra
vota....poi, matri mia, quanti cumplicazioni, prima chi caminau, matri
'i cosi chi cci capitarti...
Caso che fa ricordare al nostro amico quello del
soldato che scrive alla famiglia comunicando che il cavallo del colonnello si
era azzoppato...e cosi' spero di tutti voi...!
Le superstizioni e un certo fideismo popolare
sempre vivo non possono non trovare spazio in un'occasione aperta al tagghia e cusi; e Bernardo, spirito "laico", non si fa
pregare presentandoci la solita popolana: Poi cetti scuminicati 'un cririnu
e' santi...Patri Piu mi fici 'u mmiraclu, mmiraculata sugnu: signura mia, stavia
carennu, 'nvucai Patri Piu meu e mi fici 'u mmiraculu, masinno' caria e mi
rumpia quacchi 'amma
E, cogliendo fior da fiore, una botta al prete non
può mancare. E così "lui" ricorda che a mezzogiorno entrando in una certa chiesa non si sentiva odore d'incenso, quannu mai! c 'era profumo di broru, chi priparava
'a signura Rosa... 'a signura Rosa era, come dire, la governante, la
perpetuarsi perpetua nel senso chi 'unn'a canciava mai...! assa' binirica,
patri G., m'ava a salutari assa assai 'a so ' signura....
E sempre citando dalla letteratura popolare: Un chiovu chiantatu no' castagnu
e 'nsordu pristatu a 'nparrinu 'un s'ascippa cchiu '
-Spiecacci o' generali chi beni a
diri "niputi corpu di cuti " 'unnu sapi, o' generali si cci parli di
resistenza e fughi... affettuosamente sfotticchia
Bernardo, che ne ha per tutti..
Mangia tu che mangio io, una novella signora si
preoccupa per il marito, uno dei più... impegnati. E allora viene fuori quella
di San Pietro il quale, per disciplinare l'ingresso delle anime in Paradiso, le
divide in due settori: da una parte i mariti che furono dominati dalle mogli e
dall'altra gli "indipendenti". Tornato poco dopo, riscontra una fila
enorme al primo ingresso, mentre al secondo attende solo un individuo. -E tu
che ci fai qua?- " Veramente
mu ' rissi me mogghi
Dux clarus, unus e nostris, mi
gratifica il vecchio professore, "leopardiano" (contro la moda) e
"greco" (ospitale) che lucullianamente
(precisiamo che
il professore è un latinista di chiara fama) ci ospita, noi summi et intimi, in
una serata "campagnola" fra il frinire delle cicale e i... raid delle
zanzare! Il piatto principe è la pecora "rinisca" che, viene chiarito per i
profani, è la pecora sterile, l'equivalente della "inizza" (giovenca). Occasione
propizia per favoleggiare di "mangiate" epiche, una successione di
piatti interrotta da un sorbetto speciale: una manciata di olive o una testa di
"accia" (sedano).
Per mettere in difficoltà un altro professore,
siciliano ma con poca dimestichezza con i termini contadini, qualcuno evoca un
"ammuneddu" (cosciotto), altri vuole qualcosa di "saliatu".
Nell'attesa di altre portate calde, do il mio contributo
ricordando un gustoso episodio riguardante un senatore cittadino, parco di
parole quanto di fatti. Durante una premiazione dei vincitori di un torneo di
bocce, lo speaker annunzia:-Consegna il premio il senatore P. - Dal fondo della sala, nel silenzio generale, una voce tuona: -Iddu vivu è!!!-
Durante un altro intervallo, un aneddoto con un
gioco di parole basato sul paese di Vita, in provincia di Trapani. Gaetano incontra
un amico che, come va come non va, gli chiede notizie del padre. -Sta bene, il mese scorso si è risposato
-Auguri! E con chi?- -Con una
donna di Vita-
-Nenti, 'un ti pigghiari collira, chi 'mportanza avi,
abbasta chi si comporta bbeni d'ora 'nnavantil-
Supra
'a ricotta vivicci a la botta, -incalza intanto Bernardo, mentre ti ficca in bocca
un gigantesco cannolo siciliano.
Ma non è finita. Dopo aver spiegato che
"rumaneddu", quando ancora i collantas erano in mente Dei, era la
cordellina a cui, all'emergenza, si ricorreva per legare le calze cascanti
delle donne, si riattacca con i "personaggi" del passato.
Tocca ora quei tali inventori tuttofare, i fratelli
F. e Ciccio T., ignominiosamente buttati fuori dal Ministro dell'Agricoltura ai
tempi del fascismo, dal quale per vie traverse erano riusciti a farsi ricevere:
...Eccellenza, vede tutti i libri che ha alle
spalle, li butti via perché non sanno niente, noi abbiamo scoperto il sistema
per non fare "allupare "
le fave (la
" lupa" delle fave - spiega il nostro interlocutore- e' l’orobanche, un
fungo che si mangia la pianta). Non contenti di ciò, per brevettare la loro
invenzione, comprarono delle fave e le trattarono con questo procedimento per
poi affidarle al notaio T., vecchio marpione, il quale li siminau, arricugghiu 'u
raccoltu,... picciotti mei, i favi si ficiru tinti...
Lo stesso notaio che induce i coeredi di un
sostanzioso patrimonio a rinunziare ai "beni mobili" facendogli
credere che si trattava di vecchie masserizie di nessun conto.
Non possono mancare i ricordi scolastici, quelli
legati alla giovinezza.
l'atrio del Liceo Classico Ximenes |
-Ohibò (come era solito intercalare il
professore), Tatao? chi era costui?
Tutti gli alunni: -Come, non sa chi era Tatao?!
-Ragazzi,
io questo Tatao... mi documenterò...
Iddu, mischìnu, sinni va in biblioteca, ma cerca e cerca, unn'era 'stu Tatao?
Sconfortato e amareggiato, presenta subito le sue
dimissioni al Preside: -Non
sono degno di insegnare in questo istituto- e spiega il fatto.
-Non si
dia pensiero, vada tranquillamente in classe e mi faccia venire chi le ha
chiesto di Tatao.
-Gran
figghiu di bu... ti fazzu a biriri Tatau e giù un ceffone da levare il pelo...
Naturalmente non era ancora stato introdotto lo
statuto dello studente, conclude di soppiatto Bernardo.
Il nastro è finito, così pure l'estate. All'anno
venturo!- ci salutiamo con trasporto.
Si torna a casa, l'altra casa, si riordinano cose e
idee.
Si srotola il nastro (confuso fra le borsine dei
capperi e delle lenticchie di Pantelleria) per assaporare ancora sensazioni,
sapori e affetti.
All'anno venturo!
Si mi
cc'attrovi! - mettiamo per scaramanzia le mani avanti.
(2001)
Nessun commento:
Posta un commento