sabato 8 dicembre 2012

“storia” dei vespi siciliani



E facciamo una breve cronistoria dei “vespi siciliani”! 
Il genere sarebbe il satirico, quello cioè che ridendo castigat mores. Ma, nel nostro caso, il ridere è tutto da dimostrare; per il resto della massima, essendo l’autore -quanto a costumi- notoriamente castigato, ne consegue che (i latinisti ci vorranno condonare la forzatura grammaticale) castigatus non potest castigare. Questi asterischi si propongono quindi solo come pinzature veloci, frizzi, espressi sul gioco o sul filo delle assonanze, della storpiatura di parole e detti, quelli che alla francese vengono definiti calembour: un comodo rifugio per
coloro che, preoccupati a loro dire del potenziale lapidatorio delle parole, le usano con parsimonia, in verità per mascherare l’inconfessata tirchieria della favella, cavandosela a buon mercato con sentenziosi “mottozzi”, in linea col “provando e riprovando” adottato dall’Accademia del Cimento.
Nel corso degli anni, le battutine (pubblicate settimanalmente su un settimanale siciliano), più o meno riuscite e più o meno apprezzate, balenate durante le abluzioni del mattino, provocate dall’ascolto di uno slogan pubblicitario radiotelevisivo, propiziate da una trasognata passeggiata per le strade di Firenze, o colte al volo e fatte proprie alla Pescheria o al Lido di San Giuliano nelle annuali escursioni nei patrii lidi, si sono
ammonticchiate, alla rinfusa,  fino a diventare parecchie centinaia.
Questo guazzabuglio di “asterischi” riguardanti temi diversi imponeva ad un certo punto un minimo riordino per capitoli: una faticaccia affrontata ben volentieri nelle lunghe giornate di ozio che deliziano o affliggono la maggior parte dei pensionati.
L’opera omnia risultò  sezionata in dieci parti, di dimensioni varie, ciascuna articolata in titoli e sottotitoli che, almeno nelle intenzioni, rispecchiassero il tono scanzonato, o presunto tale, del rispettivo contenuto.
Anni fa, “aizzato” da un certo Piero Carbone (nella veste di “anneavarchi”, per dirla alla trapanese), l’autore fu “costretto” a raccoglierne alcuni “capitoli” in un volumetto distribuito ai nostri lettori. Ma che fine fecero  le altre innumerevoli  creature?
Assassinate, a sangue freddo, in blocco: la strage delle innocenti!
I loro scheletri restano rinchiusi nell’armadio delle memorie. Una targhetta sull’armadio riporta da Dante (Purgatorio, XXIX): “...frate mio, guarda e ascolta...”, ma ormai nessuno presta più orecchio, il loro destino è segnato: finiranno, e non manca poi molto, polverizzate dall’azione implacabile delle tarme dell’oblio. Quando hanno saputo  della pubblicazione di questa “storia”, sono venute fuori a frotte chiedendo tutte a gran voce di
partecipare. Avremmo voluto accontentarle, ma ovviamente, come si faceva ad  abutere della pazienza dei lettori? ne porteremo solo una rappresentanza. Ve le presentiamo, sperando che vogliate accoglierle con indulgenza: sono cose di casa nostra! Comunque, basta che diciate “basta” e noi mettiamo subito punto: punto e pasta come abbiamo letto da qualche parte.
                                                                        
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La raccolta si rivolge agli aspetti quotidiani più disparati della “società di comodo”, quella di oggi: una società che “marcia” coi tempi che corrono; nonostante tutto, animati da alto senso cinico andiamo avanti lo stesso: in ordine  sperso.

I
Si comincia con “Personaggi ed interpreti” che raggruppano soggetti vari, da Adamo (un magnaccia che mandava la sua donna in Eva-nscoperta) a Garibaldi (uno che si riconosce fra Mille)
Nei “VIP” si può cogliere il fascino mediocre della borghesia: nobiltà boriosa (la casta lievitata), vita mondana (l’alta frequenza), il vanitoso (l’uomo del gas), titolo onorifico (  il falso accrescitivo), nobiltà palermitana (i quattro conti di città).
Una nutrita rappresentanza fa parte delle corporazioni: il  macellaio  (un uomo di fegato;  colto in flagrante:
sapete com’è -balbetta- la carne è debole), il commerciante di bestiame (il buoi scout), il barbiere (uno che cerca il pelo nell’uomo, ti fa lo shampoo, la lavatina di Figaro, e vuole pagato il pizzo), l’agopuntura (il sarto che dà dei punti a chiunque, ma spesso perde il filo del discorso), il  ciabattino  (uno molto attaccato alla forma, ma che lavorando coi piedi ha deciso di attaccare le scarpe al muro), l’elettricista  (un tipo apprensivo che sta sempre sulle spine e segue la corrente), l’orologiaio (l’uomo col tic, che ha sempre i minuti contati), l’arrotino  (uno che tiene il coltello dalla parte del manico), l’astronauta (il tappato volante), il  bagnino  (il gran ciambellano), la dattilografa (una ragazza che non perde una battuta), il fabbricante d’infissi  (il procuratore delle imposte), il fabbro  (un energumeno che mette tutto a ferro e fuoco), il gioielliere (un uomo dal cuore d’oro), l’esattore del gas  (uno sempre in bolletta), il fornaio  (uno con la pizza sotto il naso), il  minatore  (un tipo brillante), il netturbino (il granatiere), lo scaricatore (un uomo con la cesta sulle spalle), l’impresario delle pompe funebri (uno che sta sempre sul chi vive), il salumiere (l’esperto del gioco dell’etto), l’idraulico  (un uomo ridotto agli sgoccioli), lo stagnino (furente perché gli hanno chiesto di saldare subito il conto), il  fotografo  (un tipo impressionante), il becchino (sempre pronto a metterci una pietra sopra) e finiamo con il tabaccaio (notoriamente un venditore di fumo).
Non poteva mancare un accenno al familiare mondo dei militari: dai cavalleggeri (ai quali è vietato servirsi della ritirata) all’allievo ufficiale (che a lungo ha divisato di vestire la divisa), al  capitano  (che non è stato promosso e suo mal-grado deve rassegnarsi), all’ufficiale medico vecchio stampo (il medico tipurgo), alla  recluta  (Car e t’abbacchi), al  bersagliere  (un lestofante), al  trombettiere (che suona... il silenzio) . . . e così via.
Un posto va riservato agli animali: dal gatto (che si fa i ratti suoi) alla  gallina  (nata per la cucina); la  pollastra che invecchia (teme le zampe di gallina), e il destino dei polli  (essere eliminati in batteria). In città campeggia
dappertutto la scritta “vietato l’ingresso ai cani”: e se il cane puta caso non sa leggere? C’è il gatto istruito (uno che ha studiato topografia), e l’accalappiacani  (un mangiacani a tradimento), mentre una gallina pacioccona
(va a passo d’uovo). Un  pavone intraprendente (con la coda di vaglia, punta su tutte le ruote) e il coniglio (in
macelleria diventa un gatto senza capo nè coda).  
II

Nello sport c’è il  mecenate(che mena il fan per l’ala), il portiere (uno che afferra al volo ma che qualche volta va al riposo sotto di una rete), l’allenatore (il preparato di calcio),  l’invasione di campo (la nera del dì di
festa),  l’arbitro (un tipo infischiato nel gioco del calcio), il tifoso violento (armiamoci a partita), il  derby Roma-Lazio (dall’Urbe botte da orbi), il pugile (la sventola a pressione, ha la vittoria in pugno: occhio per occhio, dente perdente), l’allenatore del pugile (mi raccomando, usa la testa!), il fantino(un tipo leggero, che corre la cavallina), il campione di bocce (un maestro col pallino della bocciatura), il tennista (il giocatore di
tre set), la  caccia grossa (riservata a gente che ci sa-fari), la corsa ad ostacoli (il baio oltre la siepe).
E poi il poeta (un tipo da prendere per il verso giusto), lo storico (uno scrittore di successo)  e naturalmente l’uomo di  cultura ( che ha una finzione insostituibile nella società).
Nel mondo del  canto, Albano si lamenta: questa è stata la mia Romina! E Celentano che s’è scoperto il ruolo del predicatore? così, ex abrutto!? Al concerto di Katia Ricciarelli, l’accompagnano l’orchestra sinfonica e Pippo Baudo! Non esiste più l’avanspettacolo, la mossa cantata, e l’astrologo seguace di Bacco proclama: io di-vino il futuro!
Andando nel quotidie, se pioveva era tempo imperfetto, la tutela ambientale è assicurata dal servizio puzza correction, mentre il cittadino esasperato per i regalini che fido gli lascia sull’uscio di casa minaccia: ch là fa, l’aspetto! Per i ricorrenti incendi estivi ad Erice per cause naturali, l’ipotesi viene accettata con beneficio
d’incendiario, e il marinaio freddoloso se ne sta sotto coperta.
Le nostre coste sono benedette da Dio, andateci e la pece sia con voi. Se gli  amici calano numerosi nella vostra casa al mare, pazienza, sono gli imprevisti della villeggiatura! Anche nelle nostre  spiagge si pratica il top-less, è la conseguenza dell’evoluzione dei busti. Il  viaggiatore disperso nel deserto muore di sete pur avendo l’acqua alla gola e il  campeggiatore tira a càmper. Il  cacciatore carica le cartucce, i fagioli all’uccelletto, e il  contadino tuttofare, un tipo pollivalente, s’imbatte in una testa di cavolo, uno zuccone che esce dal
seminato. Della crisi  dell’agricoltura non è il caso di fare un melo-dramma, si sa che il podere logora chi non ce l’ha.
A casa, il caffè - acqua in bocca- sale espressamente per noi (stu cafè chi fa, camina?, chiedeva un mio caro amico - la risposta era sempre la stessa: e chi avi i peri?) e intanto l’insonne, un tipo sveglio, si affida all’anima del purgatorio per combattere la pigrizia del crasso interiore. Fra gli articoli casalinghi, non c’è più il cantarano, un mobile decaduto, trovi invece l’aspirapolvere (lo scopone scientifico), la  candela (al servizio del consumatore), lo specchio (uno che brilla per prontezza di riflesso), la damigiana (la madre di tutte le bottiglie), il salotto buono (gli arredi sacri), il  robot (con la memoria di ferro), la persiana che va a pezzi (è il tarlo della gelosia), mentre per le scale del condominio imperversa il pettegolezzo (il corriere della serva).
Si mangia più del dovuto nonostante il consiglio del  dietologo (l’uomo forte del regime): metti una pera a cena. Prima digestio fit in ore e ore, à da passà a ruttata! Ma un gelato non si nega a nessuno: il peccato ti cola.
Abbiamo parlato di  ordine sperso: dilaga la  delinquenza (l’infrazione galoppante), la giustizia (prendi uno, paga nessuno) s’ispira alla massima cristiana “il migliore verdetto è il condono”; le cause civili rimandano ai posteri l’ardua sentenza e così  l’Italia, culla del diritto, passati i secoli, è finita sepolta nella tomba di famiglia.
Lo scippatore (uno con le borse sotto gli occhi) che sfila sotto gli occhi della polizia s incontra con lo scassinatore (il principe del foro): toh, guarda che combinazione! Mentre per Nero Woolf, l’investigatore buongustaio, il caso è sempre risotto, i piedipiatti sono spesso incriminati per vizio di procedura, il cavillo di battaglia  dell’avvocato, l’uomo dell’arringa salata. Negli Stati Uniti lavora ancora il boia, un tipo da mozzare il fiato: se gli date corda avete finito di campare.
Intanto, mentre la signora ministra ha finito di comporre il suo staff, si è cioè staffata (e i genitori che dovrebbero dire!?), sulla scuola italiana, la media a sdraio, grava un’aria pesante: nebbia a banchi. La scuola, quell’aula sorda e grigia,accetta la riduzione del tasso d’interesse e i titoli di stato registrano un forte ribasso;
il professore di matematica (uno che crea un sacco di problemi) guarda scettico l’insegnante di disegno che dice di lavorare per un tondo migliore.
Se passi alla sanità, l’amaro medicinale degli italiani, ti prende subito un irrefrenabile ticket nervoso: il sistema ospedaliero va controsano, il ricovero in ospedale si risolve nella messa in piaga, il professore si gode la sua lauta pro-benda, l’oculista ti guarda a vista il portafogli, l’urologo fa i suoi calcoli, il dentista appresta la camera al dente, il giovane ortopedico (ego coniungo l’oss) si fa le ossa, scompare il vecchio medico di famiglia e si fa
strada la figura del giovane medico non-curante: il paziente alla fine perde la pazienza.
Nel lessico sanitario troviamo fra l’altro: - l’aborto = un progetto non andato in parto; - l’apparato respiratorio = l’aspirapolvere; - il catarro = il do di petto; - il naso =  il reggimoccolo; - i piedi = la base per l’altezza; - il sangue venoso e arterioso = il doppio senso di circolazione; - il torcicollo = il voltafaccia; - le vitamine =  le raccomandate di ferro - il peto = l’eloquenza del foro.


III
Per i trasporti a suo tempo si parlò del piano Formica. E infatti la riforma è ferma su un binario morto. In Sicilia la vecchia locomotiva continua ad alimentarsi con palate al forno e la macchina resta il  mezzo del cammin di nostra vita. L’automobilista sogna di  andare a piedi, il ferroviere a scopa prende sempre il  settebello, la fattura del meccanico richiede autocontrollo mentre il carrozziere investe nei tamponamenti. Un solitario vigile pentito fa pubblica  ammenda mentre negli autobus oltre la respirazione bocca a bocca si pratica il  coi-bus interruptus.
Quella che non s’interrompe mai è l’orgia televisiva: ci sono le allucinanti trasmissioni intimistiche costruite -tanto per non fare nomi diamo i cognomi- da Carrà, Castagna, D’Eusanio, De Filippi e così via lagrimando, mentre la pubblicità va a tutto dash: il  teleudente, e-vidente, si sente  spottuto ma la massaia finisce sempre con l’abboccare all’OMO.
Attorno al 1990, in tempi non sospetti antecedenti alla storica calata in campo, in casa nostra si annotava fra l’altro: “Berlusconi e gli spot televisivi: non lascia mai il certo dell’inserto”; e ancora: “tutti riconoscono a Berlusconi intraprendenza e intelligenza = è Finintest”.
Il mondo della burocrazia, con le inevitabili incursioni nell’orticello del malaffare, ha un posto di rilievo, il rododentro, nelle cose di casa nostra. Basteranno alcune definizioni flash della burocrazia italica :  la sputapendenze, un bestione corpulentu, la raccolta della grettezza ufficiale, il pubblico impiago, l’istituto del dramma antico, la casa di riposo, il centro lenti a contratto, la presenza pro-firma, il dormitorio pubblico, le
presenze invisibili, l’ordine delle obliate, il fermacarte; e con i suoi personaggi: l’impiegato sfaticato che tutti i giorni lavorativi. . .osserva l’orario, quello col secondo lavoro che va in ufficio per impiegare  il suo tempo libero, quello del catasto che ha una catasta di pratiche arretrate, quello contegnoso (un signore conposto). Non si può passare sotto silenzio la bustarella:  manìu profumu d’intesa, la cassa integrazione guadagni, l’entrata
riservata, l’ammorbidente formato ridotto, il prendi che crea un’atmosfera, l’olio santo, il dottor ti pago, per grazia ricevuta, il trattamento d’acquiescenza, la somma da masticare e così via gustando.
C’è poi la festa dell’IVA, l’evasione fiscale a cui il condono tombale, con l’assistenza spirituale del consigliere di tassazione,  dovrebbe somministrare l’estrema unzione. Dalla parte di lei c’è la ragazza riservata (che  non si sbottona mai), la bellezza acqua e sapone (la carina lattea), la donna autoritaria (ha un debole per l’uomo debole), la femminista esagitata (l’uomo mascherato), quella racchia e violenta (la piatta forma vendicativa), la ricca zitella (il richiamo dellamatura), l’aspirante miss (ai posteri l’ardua sentenza), la sposina in cucina (e anche questa è sfatta!), la vecchia massaia (la casalinda), il sogno di ogni bella donna (campari soda), un’altera giunonica signora (è piena di proso-poppea), la signora dal maquillage vistoso (un pezzo dipinto a mano).
Dalla parte di lui, limitandoci alla scheda del latin lover, una specie in estinzione, troviamo: quello studioso (impegnato nellaricerca), quello umbro (gli piacciono tanto i baci perugini), quello volubile (l’appetito vien cangiando), quello sregolato (è ridotto belle e ossa), il portoghese (Casco de Dama), il metodico (chi va piano va seno e va lontano), il latinista (melius abbordare et configere). Lui e lei s’incontrano: è la fusione delle testate, il buio tunnel dell’amore, il camino della speranza, che richiede il disarmo generale e controllato. Può
capitare un lapsus talami, l’amaro di Mogliere, ci sono anche i dissapori e l’abbandono del tatto coniugale, ma alla fine tutto s’accomoda: è nato un bel bebè, complimenti per la trasmissione.
Ma su lui e lei incombe il colpo della strega: la suocera, il giudice a latere, il capo dell’opposizione, la madre-lingua, la badante, il corrispondente di guerra. E se proprio non va, c’è il divorzio: la festa dell’indipendenza degli stati uniti!
Il latino, nella versione maccheronica, si presta bene alle storpiature ad usum del fine.
C’è l’addio al celibato (marituri te salutant), il padre severo ma affettuoso (absit iniuria nerbis), il cane a passeggio (il cactotum della città), l’orticello del contadino (ciciri pro domo sua), l’aspirante erede (ora pro robis), la toilet (veni, vidi, fici), la crisi religiosa (in dubio pro deo), il laico vecchio stampo (affetto da
impotentia venerandi), le riflessioni filosofiche (il de profundis), il salumiere distratto (occorre accertarsi de pisu), i detersivi (ab uno dash omnes), il piccolo burocrate (mens nana in corpore nano), una fortunata carriera (il curriculum), propaganda elettorale (tibi te habeo), politicante borioso (tempore diluvii omnia tronfia natant), il motto del fornaio (si vis panem para lievitum), la “gente” (abbuttata refero), la Sicilia (abbannunata refero), le cose di casa nostra (‘nfrinzata refero).
Rimane nell’armadio degli scheletri, il grosso faldone occupato dalla lost politik di ieri e di oggi: tirandolo fuori, uomo di parte come so di essere, rischierei di guastare il carattere frizzantino e allegretto, come dire.. .vasa vasa, che s’intende dare a questa riunione di amici. Ci sarebbe anche il capitolo dedicato al clero,ma scherzando coi fanti si rischia d’incontrare i santi.
Un capitoletto miscellaneo si propone come andante allegretto, così, senza  un chi nnicchi e nnacchi. Alcuni esempi: -scongiuro repubblicano = tronu tronu vattinni arrassu -il marito = ras nullius -processione propiziatoria della pioggia = ora pro nubis -la litania del vespro = lagnus dei -il condannato al patibolo = subisce una diminutio capitis - aumenta il divario fra Nord e Sud = la populorum regressio -tentativo di corruzione = noli me tangere -spaghetti al dente = il cottus interruptus -linguaggio d’oggi = il de vulgari eloquentia -la scimmia = l’uomo mascherato -l’uomo = la scimmia mascherata -una bella donna = ha efficacia erga omnes
A questo punto, però, mi rendo conto di non potere andare oltre.
Allora sai che facciamo? La finiamo qua. Poi, se mai ci fosse qualche amatore del genere, per ogni evenienza mi porto l’armadio al seguito, da rovistare insieme, naturalmente su appuntamento.
Il concetto vi dissi, ora il cabbuciu! (una sorta di focaccia servita in occasione di una riunione conviviale estiva in Sicilia = n.d.r.) 
E, come disse Confucio, si è cauru e m’abbruciu, ci ciuciu!
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