Ho sceso, dandoti il
braccio, almeno milioni di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato
breve il nostro viaggio.
Il mio dura tuttora,
né più mi occorrono
le coincidenze, le
prenotazioni,
le trappole, gli
scorni di chi crede
che la realtà sia
quella che si vede.
Ho sceso milioni di
scale dandoti il braccio
non già perché con
quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese
perché sapevo che di noi due
le sole vere
pupille, sebbene tanto offuscate,
Meraviglioso
il bene di una donna
che ama solo te
Modugno
Hieme et aestate
et
prope et procul
Usque
dum vivam
et
ultra
12 giugno 2012:
questa mattina Nonna Teresa è volata via, naturalmente in punta di piedi come era nel suo modo di essere.
Se n’è andata, lasciando il suo involucro terreno a dormire
serenamente sul letto della camera, la numero 36, che l’aveva ospitata negli ultimi
giorni.
In compagnia della primavera, che proprio quel giorno cedeva il passo
all’estate, è partita diretta chi sa dove, con in braccio un mazzolino di quei
fiori amorevolmente coltivati sul terrazzino di casa, col senso dei colori e
del bello ispirato dalla sua acuta sensibilità.
L’ape-regina ha lasciato le sue api operaie,
verso le quali aveva esercitato le sue regali funzioni di regina-madre con
dedizione totale, discrezione, saggezza, perizia, dignità, amorevolezza.
Da oggi se, alzando lo sguardo lassù in alto, vedrete qualcosa brillare di vivida luce, no,
non è un UFO!
E’ lei che continua a vigilare sul nido.
Su Facebbok è stata ricordata con questo flash teneramente prosaico:
Io credo che il mondo si divida in due gruppi: quelli che hanno avuto la ventura di assaggiare il rotolo di spinaci, la parmigiana di melanzane, la pizza di scarola con uvetta e pinoli e i cannoli alla siciliana di mia madre e…gli altri.
Adesso saranno solo imitazioni.
Cara Maria Teresa,
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Natale 2012
dopo il pranzo natalizio, sul guest-book di Giampiero ho annotato: "Anch e quest'anno la Nonna è stata qui con noi, seduta accanto a me, per non farci mancare la luminosità del suo sorriso - grazie, il nonno
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letta da Maria Donata ai funerali di Maria Teresa
Cara Maria Teresa,
ti sembrerà strano ma
spero non inopportuno questo mio cordoglio per la tua scomparsa da questo
mondo. In realtà appena ho ricevuto il messaggio di Giampiero mi si sono
riempiti gli occhi di lacrime ed il cuore di tristezza.
L'ultima
volta che ho sentito la tua voce è stato poco più di un anno fa, quando ti ho
telefonato per farti gli auguri di buon compleanno, il 7 aprile 2011, una di
quelle date che mi sono sempre ricordata, come si ricordavano facilmente i
numeri di telefono fissi che eravamo abituati a comporre a memoria molte volte,
prima di diventare dipendenti da cellulari, computer ed agende elettroniche che
hanno seppellito la nostra capacità di memorizzare anche a molti anni di
distanza. Ti sei quasi commossa al telefono, ti ho sentita più fragile, più
stanca, ma contenta che i tuoi nipoti fossero venuti a trovarti e a
festeggiarti quel giorno. Il 7 aprile di ogni anno, anche se non ho potuto o
non ho voluto telefonarti, sappi che ti ho sempre pensata per un attimo.
Quanti
ricordi di un passato lontano mi legano a te a alla tua famiglia!
Donna del sud, ti eri
trovata meglio a Verona che a Firenze, città chiusa ed ostile verso tutto
quello che non è autoctono, dove sei poi rimasta per tutta la vita. Mi ha
sempre sorpreso il tuo legame forte con la Sicilia di tuo marito, più che con la Calabria della tua
infanzia, e ricordo ancora il racconto del vostro incontro a Maddaloni (terreno
neutro, diceva Giampiero prendendovi in giro), Mario aveva la luce negli occhi
mentre ne parlava, tu un misto di ritrosia e di compiacimento. Locri, Trapani,
Maddaloni, Valderice, Erice... in quegli anni ho sentito parlare tante volte di
quei posti, ma nonostante abbia girato mezzo mondo, non ci sono ancora mai
stata.
Nella
piccola cucina di Via Zobi, dove abbiamo cenato insieme tante volte e dove per
la prima volta ho gustato piatti indimenticabili (la pasta con le sarde ed il
finocchio, il sugo di mandorle, il cuscus di pesce, le melanzane fritte con la
salsa di pomodoro), discutevamo di tutto, litigavamo spesso, noi con la
disinvoltura e la sfacciataggine dei 20 anni, voi con l'esperienza e la
saggezza dell'età e del ruolo, ma soprattutto di una vita fatta di sacrifìci,
lavoro, senso del dovere prima di tutto, continue migrazioni da un capo
all'altro dell'Italia, valori irrinunciabili che a noi giovani parevano
antichi, pronti poi a contestarvi per alcune concessioni alla vita borghese (le
stesse che oggi i nostri figli ci contestano, asi es la vida).
Non
dimenticherò mai la nostra discussione sulla pelliccia di visone, di gran moda
fra le signore di ogni epoca fino a pochi anni fa, che portavi ogni tanto per
uscire la sera e che apprezzavi soprattutto perché teneva caldo, a te sempre
freddolosa.
Spero
non risulti oggi offensivo se fra tanti ricordi questo è rimasto indelebile
fino ad oggi: ti prendevamo in giro, ti accusavamo di indifferenza verso la
sofferenza degli animali (come io facevo con mia madre e con mia nonna), tu sei
stata per un po' al gioco, poi mi hai guardato con serietà, con intensità, ed
hai preconizzato che me la sarei fatta regalare anche io, la pelliccia di
visone, di lì a pochi anni, che l'impeto della ribellione giovanile contro le
mode degli adulti sarebbe finito, e sarei diventata anche io una signora
elegante. Non sai quante volte avrei voluto dirtelo, in questi lunghi anni, che la
pelliccia non l'ho mai avuta, che nel frattempo è dentato di moda non averla,
che la moda ecologista ed ambientalista ha vinto sui canoni di una certa
eleganza di una volta, ma che non avevo ragione io, avevi ragione tu.
Siamo cambiati, siamo cresciuti,
abbiamo cercato di cambiare il mondo, in parte ci siamo anche riusciti (in
peggio, forse?) per poi tornare ai valori della famiglia, e predicare il
rispetto di una tradizione come àncora di salvezza.
Ciao Maria Teresa, ti ho voluto
bene.
E ti auguro di riposarti
finalmente, guardando dal cielo i tuoi cari con l'amore invincibile di una
mamma.
Un bacio, MariaDonata
Un bacio, MariaDonata
Natale 2012
dopo il pranzo natalizio, sul guest-book di Giampiero ho annotato: "Anch e quest'anno la Nonna è stata qui con noi, seduta accanto a me, per non farci mancare la luminosità del suo sorriso - grazie, il nonno
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(Giampiero su Facebook)
la data del suo 28° compleanno, da lei riportato sul risvolto della copertina del "Talismano della felicità" |
Un
libro che ha accompagnato la mia vita, un suggeritore di ricette che mia madre
non ha mai seguito alla lettera, aggiungendo sempre qualche variazione
personale o intuizione o scorciatoia.
È entrato solo da poco in mio possesso,
uno degli oggetti sacri che proprio come talismano racchiude in sé i poteri
evocativi di pranzi e cene organizzati o improvvisati, in cui anche cinque
minuti di preavviso erano sufficienti a godere di qualcosa di speciale, ma il
servito non sarebbe stato mai abbastanza.
Il potere evocativo del talismano,
che è anche un augurio, è per una condivisione in cui il cibo di questi giorni
diventi mezzo e non fine, in cui la preparazione sia meditazione e il mangiare
ringraziamento per tutto quello che diamo per scontato. Anche la possibilità
che un seme muoia e che si faccia fetta di pane con il lavoro delle persone.
E
che sia un modo di sorridere alle assenze di chi è sempre presente e lo sarà a
maggior ragione in questi giorni. Ricambiando quel sorriso, in particolare, che
indovino dietro una scrittura orgogliosa e sicura di un lontano 15 ottobre 1955
quando, a 28 anni, il mondo era tutto da inventare e poteva anche sprigionarsi
col fruscio delle pagine di un libro di cucina.
Gli immensi spazi,
il verde, il rosso, il giallo
dell'autunno che muore;
il rosa dei fenicotteri
presso l'acqua chiara a
godere del sole;
il mondo dei bambini
e quello del mare
soli sull'immenso oceano
e il vento e le conchiglie
a una a una grandi,nere
bianche come il latte;
e il passato col volto scavato
d'un'indiana Seminole
che non sorride
obbligata su una terra immensa
che era sua
e il presente
con il futuro
pronto sulla rampa
e la casa del poeta
con gli ibischi gialli e bianchi
e ancora mare
e piccoli gabbiani al primo volo
e cielo azzurro, grande, immenso.
mariateresa gallo
You parted drifting like a handful of windblown petals you
travelled through thè door
we
must all travel alone
Now you are free from
life’s stormy waters soaring beyond thè stars
You
left thè warm goodness of your soul thè strength of -your being to comfort
family and friends through this moumful time
The good days you
shared
thè
love you left you understanding of God’s great gift of
concern for others will never be forgotten
Fate
deemed you be in a different world than your loved ones for a while but you
will all meet again one day
Until then you will be remembered in the treasure chest of precious memories.
Giuseppina Geluso
Ti sei dipartita trasportata come un pugno di petali
soffiati dal vento hai viaggiato attraverso la porta
che tutti noi attraversiamo
da soli
Ora sei libera dalle
burrascose acque della vita librandoti al di là delle
stelle
lontana
dalle terrene afflizioni
Hai lasciato la tua calda bontà d’animo la forza del tuo
essere
per consolare famiglia e amici
in questo
doloroso frangente
I bei giorni che hai condiviso l’amore che hai lasciato che
sentivi
come
un gran dono di Dio verso gli altri mai saranno dimenticati
Per un momento il destino è sembrato averti messo in un
mondo diverso da quelli che hai amato ma tu
li incontrerai di nuovo un
giorno
Fino ad allora tu sarai
ricordata nello
scrigno delle memorie preziose
Teresa
Tinni partisti
purtata cum ‘npugnu di pampini ciuciati du ventu
passasti pà porta
chi niautri tutti travirsamu
suli
Orat’allibbirtasti di
li
burrascusi acqui dà vita svulazzannu supra li stiddi
luntana
di li lastimi tirreni
Lassasti a caura to’ buntàd’animu
a forza da' to’ pirsuna
pi cunsulari famigghia e amici
nta
stu dulurusu passaggiu
Li beddi jurnati passati nzemmula l’amuri chi lassasti chi
sintivi
comu ‘ngran riàlu ri
Diu pi l'autri
mai ni li scurdamu
Pu ‘nmomentu parìa chi u distinu t’avia misu nta ‘nmunnu
chi ‘unn’era u stessu di chiddi a cu’ vulisti bbeni ma tu
arrè
di novu l’incontri un jornu
Nto mentri tu si sempri arricurdata nta cascittina di
memorii prizziusi
1936 |
1953 o 1954 |
Scuola Elementare "G. Marconi" Firenze -anno scolastico 1978-79
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