domenica 9 dicembre 2012

Mario, me ne vado: ti voglio bene! ho sceso dandoti il braccio

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno milioni di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
Eugenio Montale




Meraviglioso
il bene di una donna
che ama solo te
Modugno



Hieme et aestate
et prope et procul
Usque dum vivam
et ultra



                                                                 12 giugno 2012: 
questa mattina Nonna Teresa è volata via, naturalmente in punta di piedi come era nel suo modo di essere.
Se n’è andata, lasciando il suo involucro terreno a dormire serenamente sul letto della camera, la numero 36, che l’aveva ospitata negli ultimi giorni.
In compagnia della primavera, che proprio quel giorno cedeva il passo all’estate, è partita diretta chi sa dove, con in braccio un mazzolino di quei fiori amorevolmente coltivati sul terrazzino di casa, col senso dei colori e del bello ispirato dalla sua acuta sensibilità.
L’ape-regina ha lasciato le sue api operaie, verso le quali aveva esercitato le sue regali funzioni di regina-madre con dedizione totale, discrezione, saggezza, perizia, dignità, amorevolezza.
Da oggi se, alzando lo sguardo lassù in alto, vedrete qualcosa brillare di vivida luce, no, non è un UFO!
                                                                                   E’ lei che continua a vigilare sul nido.

Su Facebbok è stata ricordata con questo flash teneramente prosaico:
Io credo che il mondo si divida in due gruppi: quelli che hanno avuto la ventura di assaggiare il rotolo di spinaci, la parmigiana di melanzane, la pizza di scarola con uvetta e pinoli e i cannoli alla siciliana di mia madre e…gli altri.
Adesso saranno solo imitazioni.


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letta da Maria  Donata ai funerali di Maria Teresa

Cara Maria Teresa,
ti sembrerà strano ma spero non inopportuno questo mio cordoglio per la tua scomparsa da questo mondo. In realtà appena ho ricevuto il messaggio di Giampiero mi si sono riempiti gli occhi di lacrime ed il cuore di tristezza.
L'ultima volta che ho sentito la tua voce è stato poco più di un anno fa, quando ti ho telefonato per farti gli auguri di buon compleanno, il 7 aprile 2011, una di quelle date che mi sono sempre ricordata, come si ricordavano facilmente i numeri di telefono fissi che eravamo abituati a comporre a memoria molte volte, prima di diventare dipendenti da cellulari, computer ed agende elettroniche che hanno seppellito la nostra capacità di memorizzare anche a molti anni di distanza. Ti sei quasi commossa al telefono, ti ho sentita più fragile, più stanca, ma contenta che i tuoi nipoti fossero venuti a trovarti e a festeggiarti quel giorno. Il 7 aprile di ogni anno, anche se non ho potuto o non ho voluto telefonarti, sappi che ti ho sempre pensata per un attimo.

Quanti ricordi di un passato lontano mi legano a te a alla tua famiglia!
Donna del sud, ti eri trovata meglio a Verona che a Firenze, città chiusa ed ostile verso tutto quello che non è autoctono, dove sei poi rimasta per tutta la vita. Mi ha sempre sorpreso il tuo legame forte con la Sicilia di tuo marito, più che con la Calabria della tua infanzia, e ricordo ancora il racconto del vostro incontro a Maddaloni (terreno neutro, diceva Giampiero prendendovi in giro), Mario aveva la luce negli occhi mentre ne parlava, tu un misto di ritrosia e di compiacimento. Locri, Trapani, Maddaloni, Valderice, Erice... in quegli anni ho sentito parlare tante volte di quei posti, ma nonostante abbia girato mezzo mondo, non ci sono ancora mai stata.
Nella piccola cucina di Via Zobi, dove abbiamo cenato insieme tante volte e dove per la prima volta ho gustato piatti indimenticabili (la pasta con le sarde ed il finocchio, il sugo di mandorle, il cuscus di pesce, le melanzane fritte con la salsa di pomodoro), discutevamo di tutto, litigavamo spesso, noi con la disinvoltura e la sfacciataggine dei 20 anni, voi con l'esperienza e la saggezza dell'età e del ruolo, ma soprattutto di una vita fatta di sacrifìci, lavoro, senso del dovere prima di tutto, continue migrazioni da un capo all'altro dell'Italia, valori irrinunciabili che a noi giovani parevano antichi, pronti poi a contestarvi per alcune concessioni alla vita borghese (le stesse che oggi i nostri figli ci contestano, asi es la vida).

Non dimenticherò mai la nostra discussione sulla pelliccia di visone, di gran moda fra le signore di ogni epoca fino a pochi anni fa, che portavi ogni tanto per uscire la sera e che apprezzavi soprattutto perché teneva caldo, a te sempre freddolosa.
Spero non risulti oggi offensivo se fra tanti ricordi questo è rimasto indelebile fino ad oggi: ti prendevamo in giro, ti accusavamo di indifferenza verso la sofferenza degli animali (come io facevo con mia madre e con mia nonna), tu sei stata per un po' al gioco, poi mi hai guardato con serietà, con intensità, ed hai preconizzato che me la sarei fatta regalare anche io, la pelliccia di visone, di lì a pochi anni, che l'impeto della ribellione giovanile contro le mode degli adulti sarebbe finito, e sarei diventata anche io una signora elegante. Non sai quante volte avrei voluto dirtelo, in questi lunghi anni, che la pelliccia non l'ho mai avuta, che nel frattempo è dentato di moda non averla, che la moda ecologista ed ambientalista ha vinto sui canoni di una certa eleganza di una volta, ma che non avevo ragione io, avevi ragione tu.
Siamo cambiati, siamo cresciuti, abbiamo cercato di cambiare il mondo, in parte ci siamo anche riusciti (in peggio, forse?) per poi tornare ai valori della famiglia, e predicare il rispetto di una tradizione come àncora di salvezza.
Ciao Maria Teresa, ti ho voluto bene.
E ti auguro di riposarti finalmente, guardando dal cielo i tuoi cari con l'amore invincibile di una mamma.
Un bacio, MariaDonata

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                                                     Natale 2012
dopo il pranzo natalizio, sul guest-book di Giampiero ho annotato: "Anch e quest'anno la Nonna è stata qui con noi, seduta accanto a me, per non farci mancare la luminosità del suo sorriso - grazie, il nonno

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(Giampiero su Facebook)
la data del suo 28° compleanno, da lei riportato
sul  risvolto della copertina del "Talismano della felicità"
La calligrafia di mia madre su "Il Talismano della Felicità" di Ada Boni, regalo di mio padre per il suo onomastico, Santa Teresa, un 15 ottobre in un tempo e luogo mentali in cui l'onomastico è il giorno da festeggiare, più importante del compleanno. Accadeva pochi mesi dopo il loro matrimonio. 
Un libro che ha accompagnato la mia vita, un suggeritore di ricette che mia madre non ha mai seguito alla lettera, aggiungendo sempre qualche variazione personale o intuizione o scorciatoia. 
È entrato solo da poco in mio possesso, uno degli oggetti sacri che proprio come talismano racchiude in sé i poteri evocativi di pranzi e cene organizzati o improvvisati, in cui anche cinque minuti di preavviso erano sufficienti a godere di qualcosa di speciale, ma il servito non sarebbe stato mai abbastanza. 
Il potere evocativo del talismano, che è anche un augurio, è per una condivisione in cui il cibo di questi giorni diventi mezzo e non fine, in cui la preparazione sia meditazione e il mangiare ringraziamento per tutto quello che diamo per scontato. Anche la possibilità che un seme muoia e che si faccia fetta di pane con il lavoro delle persone. 
E che sia un modo di sorridere alle assenze di chi è sempre presente e lo sarà a maggior ragione in questi giorni. Ricambiando quel sorriso, in particolare, che indovino dietro una scrittura orgogliosa e sicura di un lontano 15 ottobre 1955 quando, a 28 anni, il mondo era tutto da inventare e poteva anche sprigionarsi col fruscio delle pagine di un libro di cucina.



Ricordo d'America
Gli immensi spazi,
il verde, il rosso, il giallo
dell'autunno che muore;
il rosa dei fenicotteri
presso l'acqua chiara a
godere del sole;
il mondo dei bambini 
e quello del mare

soli sull'immenso oceano
e il vento e le conchiglie
a una a una grandi,nere
bianche come il latte;
e il passato col volto scavato
d'un'indiana Seminole
che non sorride
obbligata su una terra immensa
che era sua
e il presente
con il futuro
pronto sulla rampa
e la casa del poeta
con gli ibischi gialli e bianchi
e ancora mare
e piccoli gabbiani al primo volo 
e cielo azzurro, grande, immenso.
                   mariateresa gallo

Mariateresa
You parted drifting like a handful of windblown petals you travelled through thè door
we must all travel alone
Now you are free from
life’s stormy waters soaring beyond thè stars
with no earthly woes
You left thè warm goodness of your soul thè strength of -your being to comfort family and friends through this moumful time
The good days you shared
thè love you left you understanding of God’s great gift of concern for others will never be forgotten
Fate deemed you be in a different world than your loved ones for a while but you will all meet again one day
Until then you will be remembered in the treasure chest of precious memories.
Giuseppina Geluso

Ti sei dipartita trasportata come un pugno di petali soffiati dal vento hai viaggiato attraverso la porta
che tutti noi attraversiamo da soli
Ora sei libera dalle
burrascose acque della vita librandoti al di là delle stelle
lontana dalle terrene afflizioni
Hai lasciato la tua calda bontà d’animo la forza del tuo essere
per consolare famiglia e amici
in questo doloroso frangente
I bei giorni che hai condiviso l’amore che hai lasciato che sentivi
come un gran dono di Dio verso gli altri mai saranno dimenticati
Per un momento il destino è sembrato averti messo in un mondo diverso da quelli che hai amato ma tu
li incontrerai di nuovo un giorno
Fino ad allora tu sarai ricordata nello scrigno delle memorie preziose
Teresa
Tinni partisti purtata cum ‘npugnu di pampini ciuciati du ventu
passasti pà porta
chi niautri tutti travirsamu suli
Orat’allibbirtasti di li
burrascusi acqui dà vita svulazzannu supra li stiddi
luntana di li lastimi tirreni
Lassasti a caura to’ buntàd’animu a forza da' to’ pirsuna
pi cunsulari famigghia e amici
nta stu dulurusu passaggiu
Li beddi jurnati passati nzemmula l’amuri chi lassasti chi sintivi
comu ‘ngran riàlu ri Diu pi l'autri
mai ni li scurdamu
Pu ‘nmomentu parìa chi u distinu t’avia misu nta ‘nmunnu chi ‘unn’era u stessu di chiddi a cu’ vulisti bbeni ma tu
arrè di novu l’incontri un jornu
Nto mentri tu si sempri arricurdata nta cascittina di memorii prizziusi





1936

1953 o 1954



                         Scuola Elementare "G. Marconi"  Firenze -anno scolastico 1978-79 
                                                   Maria Teresa con la sua classe


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