da Cicerone e Diodoro Siculo a Sciascia e alle cronache di questi giorni, il viaggio di tanti scrittori per strade e sentieri di Sicilia
...e si diedero (i Siciliani) a giocare al tocco e a fare
scampagnate, assicurati di
feste farine forche, e soddisfatti
che agli affari dell' Isola provvedessero
quei degni
Presidenti del Regno e Principi Vicarii, che si vedon
nei quadri con
certi visi duri a spicco sui roboni neri,
e le affilate mani posate su un
grosso tomo, mani
che in realtà s'allungavano sui beni privati e demaniali.
(Rodolfo de Mattei -1899/1981 : "Isola segreta")
"Per scoprire, alla fine del libro, che la tua è
la centunesima"
Questa la dedica, stimolante impegnativa e affettuosamente
"provocatoria", apposta da mano familiare sull'affascinante silloge, "Cento Sicilie -
Testimonianze per un ritratto", La Nuova Italia Editrice .trovata sotto l'albero di
Natale 1993: una raccolta di scritti di tutte le epoche e di autori di varia
provenienza, diligentemente e acutamente "raccordati" da Gesualdo
Bufalino e Nunzio Zago sul filo conduttore degli aspetti più significativi, in
positivo e in negativo, delle cose, degli uomini e delle vicende di Sicilia : "Essere siciliani - Il
mito e la storia - Natura e cultura - Le scene della vita e della morte -
Sicilia amara!'
Testimonianze a cui, per qualche mese, ho dedicato il solito quarto
d'ora della lettura serale, quello che precede il sonno, quasi per assaporarle
"a caldo", assimilarle, ed "innestarle" in sogni meno
angosciosi dei ricorrenti esami notturni di maturità o del periodo universitario
(colpa dell'eccessiva concentrazione e delle troppe sigarette che accompagnano
le partitelle serali con gli amici?) .
Cento Sicilie: tante; ma quale quella "vera" ? esiste un
ritratto, una "carta d'identità" con i veri connotati della Sicilia?
E' forse quella, amaramente "irredimibile" , del Gattopardo, simbolo
di tornaconto e scaltra ambiguità ? O quella degli "inviati
speciali", i viaggiatori curiosi del Settecento e dell'Ottocento, che a
dorso di mulo ne hanno percorso gli aspri sentieri per verificare sul campo le
memorie "solari" della classicità, vagheggiate e coltivate nelle
austere biblioteche delle brumose regioni del Nord Europa ?
C'è la Sicilia
quale appare ai turisti di oggi , che fonti ufficiali ci dicono sempre più
numerosi {...bella,
bellissima, peccato che...!).
Oppure quella folkloristica , vecchia maniera , che rischia di
apparire oleografica se vista soltanto attraverso i pezzi "di
colore" di frettolosi cronisti al servizio dei rotocalchi a diffusione
popolare.
O, ancora, quella della lingua, delle tradizioni e degli usi antichi,
che il tambureggiare della grancassa consumistica televisiva ha cominciato già
a travolgere e cancellare nella memoria di figli e nipoti .
C'è la Sicilia
"amara", quella che i nostri padri hanno vissuto e che noi abbiamo
avuto il tempo di vedere o intravedere, quella degli emigranti, dei
contadini,dei pescatori, dei solfatari, dei salinari, quella che tuttavia
riusciva a "nobilitare" e sublimare la sofferenza, la dura fatica,
la miseria, nella fierezza della propria identità.
Puoi tralasciare la
Sicilia del Sole, la sua storia millenaria , la sua ghiotta
gastronomia, i suoi maestosi paesaggi, il respiro profondo del suo mare, i suoi
tesori archeologici e monumentali, i suoi ammalianti tramonti?
Su quella "ufficiale", troppo spesso
piagnona, tronfia e pretenziosa , arrogante e bizantina, spocchiosa e vuota,
sprezzante e accidiosa, megalomane boriosa e inefficiente ad un tempo, carità
di patria imporrebbe di sorvolare, se non fosse per il fatto che continuando a
girarci attorno siamo già abbondantemente fuori rotta!
Può mai essere
quella , "rosea", illusoria certamente, dei ricordi dell'infanzia e
della giovinezza di noi "emigrati", la "mia" centunesima
Sicilia appunto, seppure esista (quanta confusione in me, caro il mio
figliolo!), ripercorsa con Zago e Bufalino e appena intravista nel dormiveglia
delle serate quiete, quelle non soffocate dall'annebbiamento delle troppe
sigarette che accompagnano le partitelle con gli amici?
Possiamo infine
ignorare l'altra Sicilia, quella avvilita mortificata martoriata e prostrata,
oggetto e soggetto di dileggio, di sentenze, di teoremi e di scomuniche,
impietosamente vivisezionata sul tavolo della cronaca, quella che provoca la
nostra rabbia impotente ?
Cento Sicilie..., che si scompongono e ricompongono
in cento e cento mosaici, tutti diversi, sovrapposti, dai contorni sfumati, a
cui ciascun siciliano può portare le sue piccole tessere di sogni, di
speranze, di delusioni, di "memorie", di orgoglio e di amarezza, le
schegge di una Sicilia gelosamente "vissuta dentro", che non vuole
intrusioni.
* * *
Queste divagazioni che non pretendono di essere ne originali ne irrefutabili, oltre a
mantenere fede al nostro impegno "programmatico" (che non vuole
caratterizzarsi esclusivamente in chiave d' intrattenimento e di evasione sui
temi della sicilianità, pur meritevoli di considerazione, mostrando e dimostrando
...come è bella la Sicilia
e come sono stati e sono intelligenti ed operosi in tutti i campi i siciliani)
, vogliono introdurre la presentazione dell'ultima fatica di Rosario Poma , Le mani su Palermo - Tullio
Pironti Editore.
(I soliti struzzi eccepiranno col puzzo sotto il
naso ...uhm,
ancora mafia, non se ne può più! e, naturalmente, troveranno ampio coro di consensi
fra i soliti benpensanti, che a ben guardare sono proprio quelli che
preferiscono non pensare se non per schemi ed assiomi, li conosciamo bene,
quegli stessi che avevano sentenziato che le bombe fra gli scogli dell'Addaura
le aveva collocate...ma chi? se non Falcone in persona, un fatto promozionale,
non c'era dubbio!)
Con Rosario-Sasà Poma , il concittadino giornalista
con l'hobby della...mafia (nel senso che, è bene precisare, dedica tutto il suo
tempo libero alla ricerca, alla memorizzazione ed all'elaborazione del
materiale, cronache, interviste, inchieste, e quant'altro gli capiti per mano,
che gli servirà poi per dar corpo alle sue numerose pubblicazioni sulla mafia
), l'ultima occasione d'incontro pubblico era stata - nei primi mesi del 1992
-quella della presentazione a Firenze del pamphlet "Lima e Orlando nemici
eccellenti' ,
...il drago e il paladino. Appena poche settimane dopo, il 12 marzo, in Viale
delle Palme a Mondello, Salvo Lima cadeva sotto i colpi della mafia .vittima
dell'interminabile partita a tutto campo, intrapresa da giocatori dal cuore di
ghiaccio e dal volto coperto dalla maschera del potere del denaro e della
morte, un gioco perverso, senza esclusione di colpi, avente per posta la
martoriata isola di Sicilia.
Per il nostro autore, al di là dei sentimenti di
umana pietà che suscita la morte di un uomo, è lo spunto per continuare e
ampliare la sua cronaca-analisi delle cose di Sicilia, di cui -da "emigrato"-
non ha mai cessato di occuparsi, condotta con la metodicità e la scrupolosità
del giornalista che "viene dalla gavetta".
Una cronaca, quest'ultima,
che, dopo aver ricostruito l'impietosa "esecuzione" di un uomo che era stato definito il viceré (con 1'appendice dell'uccisione
di Ignazio Salvo del 17 settembre dello stesso anno), riporta le opposte
valutazioni e le cocenti polemiche che ne seguirono, intrecciate con le
vicende e l'esito in Sicilia delle elezioni politiche tenute il successivo 5
aprile, prima tappa del clamoroso rimescolamento di carte, che avrebbe avuto
il suo coronamento nella "rivoluzione" -peraltro tutta da verificare
e confermare- del 27 e 28 marzo 1994.
Annata drammatica questo 1992, che
doveva registrare il barbaro eccidio dei due magistrati di punta dello schieramento
antimafioso, Falcone e Borsellino, solitari isolati crociati di una missione di
civiltà e di riscatto il cui valore etico sembrava sfuggire ai più, e la cui
scomparsa sembrava segnare un primo pallido risveglio della coscienza
collettiva dei siciliani . (Quanta ignobile e interessata malevolenza, quanto
fango, quanto livore nei confronti di chi fa il proprio dovere, da parte di
tanti che si battono il petto per la
Patria e la
Giustizia !).
Mesi di sangue e di sgomento, che dovevano però
dare avvio alla successiva fase, quella che l'autore definisce "l'ora
della verità", scandita dalle rivelazioni dei "pentiti" che,
piaccia o non piaccia e con tutte le riserve e le cautele sotto il profilo
etico-giuridico e giudiziario, hanno dato un apporto decisivo alla cattura del
fior fiore della cupola mafiosa ed hanno aperto un varco nell'intrico dei
personaggi e dei misteri che avviluppano la vita siciliana degli ultimi decenni,
di cui -ed è cronaca di oggi- si cominciano appena ad intravedere gli
agghiaccianti retroscena .
E sulla catena di arresti di questi ultimi mesi dei
più noti personaggi siciliani, di vario calibro ed estrazione, sodali nel
ferreo comitato d'affari che ha impudentemente ed impunemente taglieggiato e
spadroneggiato in lungo e in largo per le città e le contrade di Sicilia,
si chiude quest'altro capitolo delle cronache mafiose di Rosario Poma. Dalle
mani su Palermo del titolo, il pugno chiuso della copertina del libro che
pesantemente si cala sul Palazzo dei Normanni può vagheggiare la rivincita del
diritto sul delitto.
Un pegno di speranza per la centunesima Sicilia?!
(1995)
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